You Can’t Judge a Book by the Cover (che incarna il motto non giudicare un libro dalla copertina) è il titolo di una famosa canzone di Bruce Springsteen, dove viene enfatizzata la differenza tra bello e buono. Viviamo un’epoca in cui questi due concetti spesso vengono sovrapposti, creando confusione e provocando false aspettative che si infrangono come cristallo su pietra non appena si tocca la profondità dei rapporti umani. Senza nemmeno rendercene conto – ormai – tendiamo naturalmente verso ciò che consideriamo bello, adottando una selezione spietata e rapida di tutto ciò che ci circonda in maniera abbastanza omogenea, dalla verdura al supermercato alle persone che incontriamo. Sostanzialmente siamo portati a ben-pensare di qualcuno che si ben-presenta dal fisico al vestiario e a mal-pensare di tutti coloro che per uno o più elementi si discostano dallo standard di bellezza media. Il problema forse è sia nell’associazione di bellezza e virtù sia nella selezione stessa: l’idea di perfezione porta a tagliare rapporti, occasioni, opportunità ed esperienze che invece potremmo vivere se solo non pre-giudicassimo il “brutto”. Questo vale anche per il nome di questo articolo: kalokagathia. Un nome che potrebbe non essere attraente e potrebbe respingere molti, ma che in realtà rappresenta qualcosa di estremamente bello: la connessione tra la bellezza estetica e la ricchezza di virtù. Per questo vi lasciamo con lo stesso motto con cui abbiamo iniziato: You Can’t Judge a Book by the Cover, il contenitore non sempre rappresenta il contenuto.
Kalokagathia: bello e buono.
