Vivere, stare al mondo e saperlo fare non di certo semplice. Ogni giorno è composto da ore e ritmi che si alternano in un vortice che ruota perenne, la vita.
È interessante pensare che ogni giornata sia un alternarsi dicotomico tra luce e buio: inizia sempre con un alba, prosegue con un mezzogiorno e termina con un tramonto che lascia spazio alla notte, dove le tenebre tacciono tutto e si aspetta l’alba di un giorno nuovo.
Ogni momento di luce è scandito da istanti che si susseguono come onde del mare su una spiaggia e che uniti, danno vita a tutto ciò che realizziamo. Ma in questo alternarsi di luce ed ombra, in questa giostra ostinata di istanti, dove sta la felicità?

Per chi scrive la felicità è un concetto equiparabile a quello di presente. per spiegarsi meglio, il presente è sfuggevole e si risolve subito: quello che è presente è già passato e quello che sarà passato è futuro, ma non presente.
La felicità è un po’ la stessa cosa: è un attimo fuggente, un istante rapidissimo a cavallo tra due emozioni. Ma come possiamo essere felici se la felicità è una saponetta che scivola dalle mani?
Nel libro di Tomás Navarro Wabi Sabi: Scoprire nell’imperfezione la bellezza delle cose viene illustrata la filosofia giapponese Wabi Sabi dove per essere felici bisogna collezionare piccole gioie e piccoli traguardi. Forse è proprio questo il sentiero: la felicità è un insieme di momenti quotidiani, da ritrovare alla luce ed al buio, dall’alba al tramonto.
Così arriviamo alla terza domanda di questo articolo: come si collezionano le piccole gioie?
È semplice e contemporaneamente complesso, soprattutto nel periodo assolutamente instabile e assurdo che stiamo vivendo in questi anni, perché si deve cercare tutto il bello e il perfetto delle cose anche negli avvenimenti imperfetti ed avversi. Capendo la bellezza dell’imperfezione si riesce ad isolare le gioie e ad essere in equilibrio.

Per concludere: gioisci del poco, anche se imperfetto. Ti renderà felice.