Camminare è uno dei primi veri traguardi della nostra vita, una laurea di umanità. E’ un elemento centrale nella natura dell’essere umano, che dalle origini ha sempre avuto la necessità di spostarsi per vivere e ha cominciato a farlo camminando: cibo, acqua, scoperta e fuga. Tutto era distante e irraggiungibile e solamente grazie alla tecnica l’uomo si è evoluto ed è stato in grado di portare vicini elementi che prima erano distanti.
Ma cosa significa camminare nella società che viviamo oggi? Camminare si è posto negli anni in un rapporto di inversa proporzionalità rispetto al progresso tecnico e tecnologico: con il progredire della complessità e disponibilità di mezzi per spostarsi, il muoversi a piedi è stato lentamente accantonato, trasformandosi in un elemento di rinuncia piuttosto che di bisogno. Pensandoci, mediamente i tratti che vengono percorsi a piedi sono sempre più risicati al minimo indispensabile: con il progresso della tecnica e grazie alla globalizzazione abbiamo facile accesso a macchine, monopattini elettrici e altri mezzi in cui il corpo rimane sostanzialmente fermo e si sposta senza muoversi.

Non stiamo condannando i nuovi mezzi, necessari in alcune situazioni specifiche e addirittura fondamentali nella democratizzazione del diritto dello spostamento che è sempre più accessibile per tutti. Il nostro obbiettivo è piuttosto quello di lanciare un grido d’allarme: camminiamo poco, sempre meno.
Questo problema si sta trasformando lentamente in un’abitudine sempre più diffusa tra le generazioni più giovani: si rinuncia sempre di più al camminare e si cerca di spostarsi sempre comodamente seduti in macchina, o su mezzi in cui il corpo è sostanzialmente immobile. Il problema – a nostro pensiero – più grande si presenta con l’impiego di questi mezzi per coprire brevi distanze: con brevi distanze s’intendono 2 km circa. Escludendo soggetti con patologie particolari, impossibilitati allo spostamento e situazioni di necessità specifiche, la mancanza di voglia e la ricerca di comodità non possono essere più motivi di utilizzo di mezzi alternativi.
Questa tesi sembra avere più pro che contro – in situazioni di salute psicofisica ed escludendo situazioni di bisogno specifiche – sia su un piano ecologico che su un piano di salute biopsicosociale: l’utilizzo della macchina per coprire brevi tragitti è forse uno dei più grandi motivi di congestionamento del traffico nelle città e di conseguenza di un massiccio aumento di emissioni inquinanti che rendono l’aria irrespirabile e grigia. L’aumento del traffico e delle macchine prevede anche la sottrazione di aree verdi e alberi in favore di cemento e parcheggi. In più camminare possiede dei comprovati effetti positivi per quanto riguarda la frequenza cardiaca, il consumo di ossigeno e la qualità della vita* sia fisica che sociale.
In conclusione, camminare per riscoprirsi perché? Forse dovremmo cominciare a riprendere contatto con il nostro essere umani, elemento che prevede dei limiti, delle fatiche e delle attese. Senza moralismi, non possiamo condurre una vita in totale assenza del cammino: sarebbe come dimenticare un lato di noi stessi e privarci di un benessere che solo una passeggiata quotidiana può dare. Come riprendere a camminare se non l’hai mai fatto o se è molto tempo che non ti muovi? Semplice, comincia da brevi distanze e comincia a farlo quotidianamente.
Se hai dubbi o ti interessa conoscere meglio le possibilità della camminata non esitare a contattare gli autori di questo sito, laureati in scienze motorie pronti a darti dei consigli: tutti i contatti li trovi cliccando qui.
*FONTI:
Hanson S, Jones AIs there evidence that walking groups have health benefits? A systematic review and meta-analysisBritish Journal of Sports Medicine 2015;49:710-715.
Tschentscher, M., Niederseer, D., & Niebauer, J. (2013). Health Benefits of Nordic Walking: A Systematic Review. American Journal of Preventive Medicine, 44(1), 76–84.
Kristine Klussman, Julia Langer, Austin Lee Nichols, The Relationship Between Physical Activity, Health, and Well-Being, European Journal of Health Psychology, 10.1027/2512-8442/a000070, 28, 2, (59-70), (2021).