25/04: i fiori

È domenica, c’è il sole a Torino. Il cielo purtroppo non è azzurro intenso, ma sembra una lampada a LED gigante che taglia la vista come una lama lasciando negli occhi scotomi colorati su tutti gli oggetti.

Non è una domenica qualunque: oggi è il 25 aprile, la data scelta tra le altre trecentosessantacinque per ricordare la Liberazione dell’Italia dall’occupazione nazifascista. Leggendo e ascoltando diversi contenuti pubblicati oggi e in questi ultimi giorni mi sono reso conto che una delle più grandi insidie che si nasconde nello studio della storia – a mio modo di vedere – sia la velocità, una trappola in cui si rischia di cadere e che porta a pensare in anni e non in ore e giorni. Questo per me significa parlare di date e ricorrenze senza “utilizzare” il giusto livello di empatia ed emozione, ritenendo un singolo giorno l’ospite di tutti gli avvenimenti, sottostimandone la complessità di accadimento.

La stessa cosa succede – ed è successa – con “il” 25 aprile. Sì, liberazione del nazifascismo e grande festa nazionale: ma il prima? Quegli anni terribili di lenta e progressiva liberazione vissuti con l’angoscia della violenza e la minaccia della fame, quel giorno vissuto con sfinimento felice. E il giorno dopo? Gran parte della propria realtà fisica e sociale ormai morta da ricostruire, la prospettiva di anni difficili e drammatici. Vedo girare molte foto e video di quei giorni del ‘45 girati nelle grandi città dove folle di persone si sono riversate in piazza e si sono abbracciate, ridendo, cantando e piangendo.

Ma è corretto pensare associare a quel momento una festa?

È corretto guardare solo i petali del fiore?

Il fiore è una delle immagini tra le più ricorrenti in questo giorno di festa, quel papavero rosso sgargiante che svetta sotto le targhe di partigiani e su murales in periferia. Sotto i petali c’è uno stelo spesso che ha sopportato la furia del vento, la pioggia forte quando era ancora piccolo e addirittura due grandinate. Sotto lo stelo c’è la terra, una base perenne che è stata calpestata, maltrattata e anche rispettata. Mai stanca.

I fiori sono profumati, colorati e magnifici e sono in grado di rendere gradevoli posti sgradevoli, morbidi anche gli scenari più spigolosi. Sono simbolo allo stesso tempo di delicatezza e forza, di una combinazione naturale e meravigliosa di fattori che ne consentono la crescita. Di lavoro e di sacrifici, di attenzione e di cura, nonostante tutto.

Sarebbe bello ricordare la storia così, un elemento meraviglioso che ci insegna a vivere, ma che sotto la superficie cela infinite altre storie, infiniti altri giorni.

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