Dove viviamo? Viviamo in un mondo che… Fermi. Noi viviamo in un mondo, ma non viviamo il mondo: abbiamo tutti (o quasi) questa cattiva abitudine di pretendere di conoscere il mondo intero, senza viverlo. Noi viviamo la nostra cosa, le vie che frequentiamo e i posti che frequentiamo.
“Oggi ho visto una signora anziana dire che i giovani d’oggi sono tutti ignoranti” esempio, fa seguire spesso come frase o pensiero “i signori anziani pensano che i giovani siano ignoranti”. La conseguenza di queste idee espresse o non potrebbe essere, sempre nello stesso esempio, nervosismo e rabbia nei confronti della prima persona anziana che incontro, perché tanto so già che disprezza i giovani.
Ma non è così, o almeno, non puoi saperlo.
Questo pezzo rispetto ad altri del blog potrà sembrare scontato, quasi inutile, ma al suo interno contiene quello che mediamente si sa o si dovrebbe sapere, ma che evidentemente si nasconde: tendiamo a ingigantire la nostra esperienza, adattandola ad ogni situazione. Il problema più grande nasce secondo chi scrive da una delle più grandi minacce dei nostri giorni: la comodità.
Viviamo infatti una vita comoda, fatta quasi esclusivamente da elementi che ci portano a non provare fatica, né dolore. Classica risposta a questo: “Ma perché dovrei fare qualcosa che non mi piace? O essere scomodo?”. Questo modo di agire è molto pericoloso perché tutto ciò che ci sembra distante o irraggiungibile – verdetto dato dalla nostra esperienza, il più delle volte minima e opaca – lo disprezziamo, oppure lo raggiungiamo usando un altro mezzo che ci trasporti.
Sei arrivato o arrivata fino a questo punto dell’articolo, non ti sei accorto/a di una cosa? L’articolo stesso si basa sullo stesso errore: non tutti vivono una vita in cui si scambia una parte per il tutto, o il minimo per il massimo per comodità.
Soluzione? Ogni situazione per quanto possa essere simile ad altre vissute, non sarà mai come le altre, per questo l’esperienza serve a creare ulteriore esperienza e non pregiudizi.