La seconda tappa del viaggio è l’adolescenza, una transizione importante dall’essere bambini (la prima tappa la trovi cliccando qui) all’essere adulti. Questo passaggio non è solamente a parole, ma letteralmente il corpo cresce e le situazioni che siamo tenuti a vivere si trasformano, spesso deludendoci.
L’adolescenza comincia in maniera abbastanza traumatica: in un anno circa si cresce molto fisicamente e psicologicamente e qualcuno riesce a stare al passo con la crescita mentre altri arrancano, rimanendo legati ancora al sé bambino in maniera innocente ed inconsapevole. Il corpo subisce dei condizionamenti ambientali importanti e subentra un sentimento tenebroso e orribile: la vergogna.
In realtà si forma una specie di dicotomia tra la vergogna e la sicurezza incondizionata nei propri mezzi. Queste due facce del nostro essere ragazzi si alternano in base alle situazioni della vita, rendendoci altamente camaleontici: cambiamo colore caratteriale in base al contesto. In singolo siamo deboli, spesso presi in giro e derisi da bulli o veri e propri piccoli criminali che cercano in tutti modi di rovinare la nostra vita o magari siamo noi stessi i bulli che deridono altri ragazzi sentendoci forti nel branco. Spesso capita che la stessa persona sia stata vittima nella prima parte dell’adolescenza e che poi si sia trasformata essa stessa nel ruolo del carnefice, per sfogare la rabbia e la cattiveria repressa. L’elemento del bullismo e della presa in giro violenta, ostinata e quotidiana (e purtroppo anche razzista in alcuni casi) spesso origina da degli elementi del corpo: grasso, pustole, piccoli difetti del parlato o della deambulazione, etnia e semplici abitudini corporali differenti spesso sono il pretesto degli insulti.
Tutto questo origina da una mancanza enorme che abbiamo in quella fase: nessuno ci insegna una vera e propria educazione corporale e sociale. Precedentemente ho affermato che il bullismo già in età giovanissima è mosso talvolta da discriminazione etnica e razzismo, questo è un problema che la scuola e la società dovrebbe seriamente tenere in considerazione. La società adulta infatti è formata da “ex-ragazzi” che se non sono stati educati all’inclusione e al rispetto da adolescenti difficilmente supporteranno quegli stessi valori una volta cresciuti. La maggior parte delle volte rimaniamo da soli o in gruppo e il microcosmo societario inter-pari età diventa il vero luogo in cui impariamo a relazionarci con gli altri. Nessuno ci ricorda che l’aspetto esteriore non rappresenta realmente ciò che siamo e nessuno ci insegna che quando saremo adulti tutto cambierà.
Ora cara Lettrice o caro Lettore, fermati e pensa ai tuoi compagni delle scuole medie, si può parlare già di un principio di adolescenza in quegli anni: chissà che fine avranno fatto – penserai di alcuni – ma ricorda cosa è stato. Ricorda il bullo impertinente che ti insultava in gruppo e che ti ha fatto piangere, ricorda chi ti ha picchiato, oppure ricorda chi hai picchiato e chi hai preso in giro. Quanto è cambiato? E per questo, quanto è stato inutile gettare il tempo in quel modo? Non era forse migliore la costruzione di una società pacifica già a quel tempo?
In ogni caso il viaggio della vita prosegue e facciamo le prime esperienze d’incontro con un altro essere umano: il nostro corpo vive quella meravigliosa “prima volta” in contatto: è un’esperienza incredibile in cui ci accorgiamo che è possibile unire due corpi in uno solo, in un luogo solo e in un momento solo. Questa giostra di colori, odori ed emozioni nuove corporali le ricorderemo tutta la vita, ricorderemo cosa sia significato unirsi per la prima volta. Ogni cosa dopo quel momento ha un sapore nuovo ed unico, non viviamo più il mondo nella stessa maniera.
Al primo accenno di maturità ci accorgiamo di essere diventati maggiorenni e di entrare in una nuova fase della vita: la prima età adulta, una sorta di adultescenza.