È e non può che essere, non è e non può che non essere

Il nostro corpo è in costante mutevolezza morfologica, fisiologica ed estetica: ogni giorno siamo nei fatti in grado di notare una piccola differenza, un’ombra o un’irregolarità in cambiamento rispetto ai giorni precedenti. Il movimento è tangibile a livello fisico, il noi entità si adatta a ciò che vede riflesso.

Secondo la scuola eleatica però non vi è possibilità di movimento: l’essere è statico e immobile, e non può cambiare perché non può mutare non potendo non essere. Il tutto è, ed è così, statico.

Perciò siamo statici o in movimento?

Per me ci dev’essere un’evoluzione, non ci può essere staticità assoluta.

Il mio essere astratto e il mio essere fisico in combinazione generano il mio individuo, ma esso si sdoppia. Da un lato esiste il mio individuo puro e dall’altro il mio individuo condiviso. L’individuo puro è la componente più statica, il fondamento del nostro essere, quelli che alcuni lo chiamano “carattere”. Non bisogna confondere maggior staticità con assenza di movimento: molto lentamente, con l’idea di una staticità apparente, cambiamo. L’individuo condiviso è quella parte che noi lasciamo in comproprietà con la socialità, in condivisione. Esso si predispone per conformarsi per piacere – e di rimbalzo piacersi – e lascia che sia l’ambiente fisico e sociale a determinarlo, cambiandolo intenzionalmente e discrezionalmente in maniera costante.

L’interazione costante tra la staticità apparente e il movimento condiviso ci rende individui: quelli più forti riescono a far prevalere la prima, quelli più deboli la seconda.

Questo però non conta, siamo tutti confusi e in fondo stiamo diventando tutti uguali: stiamo sempre di più ricercando consenso tramite l’intrattenimento, oscurando la nostra individualità pura e svendendo quella condivisa, lasciando che essa perda l’identità che la contraddistingue e che assuma la stessa degli altri.

Tu che leggi, sappi che io rispetto la tua individualità, chiunque tu sia. Rompo il cristallo divisorio tra chi scrive e chi legge e tendo una mano verso di te: ricordati che tu sei e non puoi che essere, perciò non interpretare il ruolo di te stesso creando una personalità costruita, ma cavalca il movimento e costruisci la tua staticità.

Non puoi mettere in condivisione il tuo individuo puro perché esiste già, non aver paura di essere libero dall’influenza della società e conservati nel cambiamento.

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